Rapporto invernale 2019/20

Winterflash (Aggiornato al 31 marzo 2020)

Sintesi

A un inizio dell’inverno promettente a novembre con nevicate da record nelle regioni meridionali sono seguiti mesi invernali molto caldi: da novembre a marzo MeteoSvizzera ha registrato il secondo periodo più caldo dal 1864, anno di inizio delle misure. Ripetute piogge fino al di sopra dei 2000 m e intense bufere invernali hanno causato strati con proprietà molto variabili su piccola scala e impedito un aumento più consistente dell’innevamento. Nelle regioni alpine interne strati deboli erano presenti ripetutamente nella neve vecchia, causando in parte condizioni sfavorevoli per gli appassionati di sport invernali.

Alle intense nevicate di Natale con una situazione valanghiva critica, è seguita – nel gennaio soleggiato e con poche precipitazioni – una situazione valanghiva favorevole che si è protratta per diverse settimane e che si è conclusa con piogge intense e bufere di neve accompagnate da un’alta attività di valanghe bagnate e asciutte verso la fine di gennaio. Al sud delle Alpi e in Engadina, invece, il tempo è rimasto per lo più asciutto fino alla fine di febbraio. Agli inizi di marzo c’è stato un ulteriore colpo di coda dell’inverno: la neve fresca, le bufere e anche le piogge intense hanno causato il terzo pronunciato periodo valanghivo dell’inverno. La restante parte di marzo è stata di nuovo soleggiata e mite. La pandemia del coronavirus ha causato, venerdì 13 marzo, l’improvvisa fine della stagione sciistica.

Fino alla fine di marzo sono state segnalate 112 valanghe con danni personali o materiali, una cifra nettamente inferiore a quella solitamente registrata in questo periodo dell’anno. Complessivamente sono state cinque le persone che hanno perso la vita a causa delle valanghe. Questo valore è nettamente inferiore alla media pluriennale di 18 vittime fino alla fine di marzo.

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Figura 1: La pioggia caduta alla vigilia di Natale fino al di sopra dei 2000 m ha plasmato l’aspetto della superficie del manto nevoso a La Léchère (1442 m, Finhaut, VS) (J.-L. Lugon, 25.12.2019).
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Figura 2: Le forti situazioni di sbarramento nelle regioni meridionali hanno causato ripetute e intense nevicate e nuovi record di innevamento. Impressionante altezza della neve sull’Alpe di Valleggia nella valle Bedretto, Ticino (foto: T. Schneidt 17.11.2019).
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Figura 3: Questa valanga nubiforme di grandi dimensioni è stata provocata con esplosivo sopra Zermatt (VS) a circa 3100 m e ha raggiunto una lunghezza di 1,7 km (foto B. Jelk, 25.12.2019).
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Figura 4: Ghiaccio nero sul Lej da Champfer a Silvaplana (GR), sullo sfondo le fiaccole degli sciatori notturni sul Piz Corvatsch (GR) (foto B. Zweifel, 10.01.2020).
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Figura 5: Superficie del manto nevoso fortemente rimaneggiata dal vento sulla salita verso il Sentisch Horn a 2330 m (Davos, GR) (foto: J. Trachsel, 22.01.2020).
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Figura 6: Venerdì 31.01.2020 si sono distaccate in molto punti numerose valanghe bagnate e per scivolamento di neve. L’immagine è stata scattata sul versante nord del Le Moléson (1600 m, Gruyéres). (foto: B. Grandjean, 31.01.2020).
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Figura 7: La pioggia ha lasciato tracce evidenti sulla superficie del manto nevoso a St. Antönien (GR). Anche la valanga sullo sfondo (pendio esposto a nord a circa 2200 m) si è distaccata in seguito al calore e alla pioggia (foto: S. Harvey, 01.02.2020).
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Figura 8: Il grande ghiacciaio dell’Aletsch (VS) con mantello tigrato: la crosta, colorata di marroncino dalla sabbia proveniente dal deserto del Sahara, era impressionante. Solo nelle conche, dove era presente neve fresca, è stata ricoperta di bianco (foto H. Lauber, 09.02.2020).
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Figura 9: Vista dal Lago Nero (1045 m, Plaffeien, FR) sul comprensorio sciistico Rigisalp verso il Kaiseregg (2185 m, Jaun). Il Kaiseregg è stato appena innevato, mentre nel paese in basso sono solo le piste artificiali che ricordano l’inverno (fonte: Roundshot, 18.02.2020).
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Figura 10: Nella notte fra lunedì e martedì 03.03.2020 è caduta molta neve sul versante sudalpino che è stata fortemente trasportata dal vento. Nell’immagine sono visibili gli effetti del vento sul Gazzirola 2115 m presso Lugano (TI) (foto: L. Silvanti, 03.03.2020).
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Figura 11: Vista attraverso la traiettoria della valanga sopra al tetto di un galleria sulla valle del Rodano presso Fully (VS). La valanga spontanea si è distaccata intorno a mezzogiorno, ha attraversato una galleria stradale presso Buitonnaz ed è avanzata fino a circa 800 m s. l.m. Un esempio del fatto che le valanghe possono avanzare molto anche se il loro volume non è molto grande (foto. G. Cheseaux, 11.03.2020).
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Figura 12: Distacco di una valanga che ha coinvolto la neve vecchia sul versante est del Chrachenhorn a 2891 m (Davos, GR) (foto: J. Schwarz, 18.03.2020).

Tipici aspetti dell’inverno 2019/20

Inizio dell’inverno molto promettente

Il mese di ottobre è stato caldo e bagnato e in alta montagna ha quindi nevicato molto. Alla fine del mese la era già presente molta neve, mentre al di sotto dei 2500 m il terreno era privo di neve praticamente ovunque. Nel mese di novembre ha nevicato intensamente nelle regioni meridionali, dove sono state misurate altezze totali della neve fresca da record per questo mese. Le ripetute intense nevicate hanno causato il distacco di valanghe di dimensioni molto grandi. Alla fine di novembre, nelle regioni occidentali così come sulla cresta principale delle Alpi e a sud di essa l’altezza del manto nevoso era nettamente superiore alla media stagionale.

Due intense nevicate prima di Natale

Nei giorni che hanno preceduto Natale ha nevicato intensamente prima nelle regioni meridionali, poi in quelle occidentali e sull’intero versante nordalpino. Con i notevoli apporti di neve fresca e il forte vento, in alcune regioni il pericolo di valanghe è aumentato brevemente al grado 4 (forte). Sono state osservate numerose valanghe di grandi dimensioni e in alcuni punti anche di dimensioni molto grandi.

Gennaio soleggiato con siccità da record

Il mese di gennaio è stato caratterizzato da molto sole e temperature miti. In media sono stati registrati meno di 10 cm di neve fresca per stazione meteo (analisi di 130 stazioni dell’SLF e di MeteoSvizzera, dal 29 dicembre 2019 al 27 gennaio 2020). Il pericolo di valanghe è quindi sceso rapidamente al grado 1 (debole): una situazione piuttosto rara in pieno inverno. Soprattutto in alta quota l’innevamento era sufficiente, e perciò le condizioni per le escursioni di scialpinismo erano ottimali. Alle quote basse e di media montagna l’innevamento era critico, in compenso i laghi delle valli alpine si sono congelati, anche se piuttosto tardi, formando i tipici e fantastici effetti del ghiaccio nero.

Bufera e pioggia fino ad alta quota in febbraio

Agli inizi di febbraio, la pioggia ha causato il distacco di numerose valanghe bagnate e per scivolamento di neve fino ai 2400 m. Alla pioggia è seguita quasi senza soluzione di continuità una bufera con neve fino a bassa quota. Entrambi questi eventi hanno causato nelle regioni occidentali e settentrionali un forte pericolo di valanghe (grado 4) a livello locale. In questo periodo si sono distaccate numerose valanghe di medie e grandi dimensioni bagnate e asciutte, a livello isolato anche valanghe bagnate di dimensioni molto grandi. A causa della forte pioggia, l’altezza del manto nevoso è diminuita alle quote di bassa e media montagna. La restante parte di febbraio è stata caratterizzata da tempo variabile con ripetute nevicate. Fino alla fine del mese la situazione valanghiva si è progressivamente tranquillizzata.

Colpo di coda dell’inverno agli inizi di marzo

Agli inizi di marzo ha nevicato ripetutamente e in alcuni casi intensamente. Le nevicate sono state accompagnate da vento tempestoso. Al termine del periodo di precipitazioni ha però piovuto fino ai 2400 m circa. Le conseguenze sono state una successione di vari periodi valanghivi con per lo più valanghe asciutte e verso la fine con molte valanghe bagnate. Il giorno 11 marzo si è registrata la massima attività valanghiva dell’inverno con un’alta percentuale di valanghe bagnate. Successivamente il mese di marzo è stato molto soleggiato e mite.

Distacchi che hanno coinvolto la neve vecchia

Durante i lunghi periodi di bel tempo gli strati superficiali di neve si sono trasformati in uno strato debole. Quando questa superficie fragile viene innevata, può rimanere instabile per varie settimane e le valanghe possono innescarsi in questi strati. Simili strati fragili innevati vengono classificati come «problema di neve vecchia». I distacchi che coinvolgono questi strati fragili di neve vecchia danno spesso origine a valanghe di dimensioni particolarmente grandi.

La prima volta che si è verificato un problema di neve vecchia in questo inverno è stato nel mese di dicembre nelle regioni alpine interne del Vallese e dei Grigioni. Il sovraccarico esercitato dalla neve fresca caduta a Natale ha provocato il distacco di numerose valanghe che hanno coinvolto la neve vecchia vicina al suolo e causato il trascinamento dell’intero manto nevoso. Durante il periodo di bel tempo di gennaio il manto nevoso si è poi progressivamente stabilizzato e nello stesso tempo la neve superficiale si è di nuovo trasformata: con la neve fresca caduta agli inizi di febbraio questa è stata lo strato fragile che ha causato l’innesco di valanghe in molte regioni. Questo problema di neve vecchia si è protratto per diverse settimane soprattutto nelle regioni orientali della Svizzera, dove anche a metà marzo sono ancora stati osservati distacchi che hanno coinvolto questi strati fragili di neve vecchia.

Valanghe bagnate e per scivolamento di neve

Agli inizi di gennaio il pericolo di valanghe asciutte è stato debole e la fonte principale di pericolo era costituita dalle valanghe per scivolamento di neve. Come durante l’intero inverno, la loro attività è stata però inferiore a quella registrata nei due inverni precedenti. Ciò è da ricondursi soprattutto allo scarso spessore del manto nevoso. Anche l’attività di valanghe bagnate è stata piuttosto bassa fino alla fine di marzo. Tralasciando i periodi valanghivi causati dalle precipitazioni descritti precedentemente, non ci sono stati periodi caratterizzati da un’intensa attività di valanghe bagnate.

Classificazione climatica

I mesi invernali da novembre a marzo sono stati caratterizzati da temperature da record e precipitazioni prevalentemente superiori alla media tipica del periodo: questa costellazione ha fatto sì che al di sotto dei 1000 m le precipitazioni sono state in gran parte piovose e non nevose e che la poca neve è rimasta al suolo per un paio di ore o giorni al massimo. Sulla base dell’altezza media del manto nevoso rilevata nel corso degli anni, in questo piano altitudinale si è trattato dell’inverno più scarsamente innevato dall’inizio dei rilevamenti, che nella classifica ha superato di poco l’inverno 1989/90 e nettamente l’inverno 2006/07. Presso diverse stazioni – come ad es. Marsens, FR (718 m), Einsiedeln, SZ (910 m) o Elm, GL (965 m) – prima di questo inverno non erano mai stati osservati così pochi giorni con neve (giorni con almeno 1 cm di neve). 

Tra i 1000 e i 1700 m l’innevamento è rimasto per la maggior parte del tempo e quasi ovunque inferiore alla media (dal 10% al 90%). Sul versante nordalpino occidentale e centrale l’innevamento medio è stato inferiore alla media anche al di sopra dei 1700 m, mentre sul versante nordalpino orientale rientrava nella media. In Engadina, in Ticino e nel Vallese invece è stato superiore alla media tipica del periodo. Questo innevamento superiore alla media è da ricondursi soprattutto alle intense nevicate che si sono verificate agli inizi dell’inverno in queste regioni.

Degne di nota durante questo inverno sono state da un lato le ripetute piogge fino al di sopra del limite del bosco che hanno impedito una crescita più consistente del manto nevoso al di sotto dei 2000 m e, dall’altro, le nevicate molto scarse in gennaio e febbraio sul lato su delle Alpi e in Engadina, fermo restando che il mese di gennaio scarso di precipitazioni e molto soleggiato ha interessato tutta la Svizzera.

Pericolo di valanghe

Nell’inverno 2019/20 la frequenza dei cinque gradi di pericolo rientrava all’incirca nella media pluriennale e solo il grado di pericolo 1 (debole) è stato previsto con una frequenza del 7% superiore alla media. Ciò è da ricondursi a una situazione valanghiva più favorevole rispetto alla media, che dovrebbe aver contribuito, tra le altre cose, al minore numero di vittime da valanga.

 

Incidenti da valanga e valanghe con danni

Eccezionalmente poche vittime da valanga

Fino alla fine di marzo sono state complessivamente segnalate all’SLF 112 valanghe con danni a persone e materiali. Di queste, 89 sono state provocate da persone con un totale di 128 persone travolte. Questa cifra è inferiore all’incirca di un terzo rispetto alla media degli ultimi 20 anni, pari a 158 valanghe con danni e 175 persone travolte nello stesso periodo.

Fino alla fine di marzo cinque persone hanno perso la vita a causa delle valanghe. Questo è il valore più basso registrato dall’inverno 1959/60 ed è di gran lunga inferiore alla media pluriennale, pari a circa 18 vittime fino alla fine di marzo. Tutte le vittime erano appassionati di sport invernali che stavano praticando attività fuoripista: tre persone stavano partecipando a escursioni, due a discese fuori pista.

I motivi di questo basso numero di vittime possono essere:

  • Nel mese di gennaio in molte regioni si sono avute condizioni favorevoli con una buona struttura del manto nevoso.
  • Temperature miti e ripetute piogge fino ad alta quota hanno causato a medio termine una stabilizzazione del manto nevoso. 
  • Nelle fasi più pericolose dell’inverno, le condizioni meteo e nivologiche causate dalle bufere e dalla pioggia fino ad alta quota hanno reso poco interessanti le escursioni. Di conseguenza, la montagna è stata frequentata meno da escursionisti e appassionati del fuoripista. 
  • Si è verificato un solo incidente nel quale ha perso la vita più di una persona nella stessa valanga. 
  • Alcune persone devono essere state anche fortunate, visto che ci sono state comunque 128 persone travolte, pari a circa un terzo in meno rispetto alla media pluriennale. Inoltre, con un calo del 72%, il tasso percentuale di incidenti con esito fatale è ancora più basso rispetto alla media pluriennale.

Un bilancio definitivo sarà possibile solo alla fine dell’anno idrologico (30 settembre 2020).

 

Bollettini delle valanghe

Il bollettino delle valanghe contiene una previsione del pericolo di valanghe e informazioni generali sulla situazione nivologica. Il bollettino è valido per le Alpi Svizzere, il Giura svizzero e il Liechtenstein. In inverno viene pubblicato ogni giorno alle ore 17:00, in inverno avanzato anche alle ore 8:00. È disponibile all’indirizzo www.slf.ch e tramite l’app dell’SLF White Risk.

Questo inverno il bollettino delle valanghe è stato pubblicato con la seguente frequenza:

  • Bollettino delle valanghe quotidiano alle ore 17:00: dal 12 novembre 2019 e fino a nuovo avviso
  • Bollettino delle valanghe quotidiano alle ore 8:00: dal 13 dicembre 2019 al 17 marzo 2020

Alcuni bollettini delle valanghe straordinari vengono pubblicati anche in estate e autunno in caso di forti nevicate. Per ricevere questi bollettini:

  • attivare le notifiche push su White Risk
  • Abbonamento SMS: inviare un SMS con il testo “START SLF SOMMER” al numero 9234, 0.20 CHF/SMS

Per interrompere il servizio: inviare un SMS con il testo “STOP SLF SOMMER” al numero 9234
Fino a nuovo avviso, il bollettino delle valanghe verrà pubblicato alle ore 17:00 e soprattutto a sostegno dei servizi di sicurezza.. Informazioni meteo: app di MeteoSvizzera così come all’indirizzo www.meteosvizzera.ch

 

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