Slitte e orsi bianchi

23.10.2020 | Diario di Bordo

Autor

Il 12 ottobre 2020 la nave per ricerche oceanografiche «Polarstern» è tornata dal suo viaggio nell’Artide. Ruzica Dadic era a bordo nel corso dell’ultima tappa della spedizione MOSAiC e in questo articolo del blog ci racconta, tra le altre cose, cosa c’entrano gli orsi bianchi con le slitte.

Wellington, Nuova Zelanda, 15 luglio 2020, ore 4.30: la spedizione MOSAiC per me inizia oggi. Nel panico di aver dimenticato qualcosa, mi sveglio presto e decido di mettere in valigia ancora alcuni gomitoli di lana, nel caso mi dovessi annoiare sulla nave per ricerche oceanografiche «Polarstern». Tra un paio d’ore dovrò congedarmi per tre mesi e mezzo dai miei tre figli, e mi si stringe già lo stomaco.

...avanti veloce fino al 12 agosto: dopo un volo durato 36 ore, due settimane di quarantena a Bremerhaven e due settimane di viaggio per mare sulla rompighiaccio russa Akademik Tryoshnikov, finalmente avvistiamo la Polarstern. Dopo altri 3 giorni di spola tra le due navi, durante i quali Amy (che oggi tornerà a casa dopo due tappe della spedizione MOSAiC) e io ci siamo scambiate preziose informazioni, posso finalmente raggiungere il mio nuovo lastrone di ghiaccio.

...avanti veloce fino al 20 agosto: dopo una puntatina al polo Nord, una mattina ci svegliamo per ritrovarci su un nuovo lastrone. E, guarda un po’, di neve non c’è neanche l’ombra! Anche se quella roba bianca ha proprio l’aspetto e la consistenza della neve, si tratta di uno strato formato da ghiaccio marino sciolto da cui è già fuoriuscita la salamoia. Ma non ci facciamo certo scoraggiare perché vogliamo al più presto iniziare le «misurazioni della neve».

Ma c’è ancora un piccolo problema:

Come trasportare la montagna di strumenti su una slitta?

Dal momento che durante le misurazioni non ho sempre a disposizione qualcuno che mi aiuti, trasportare il tutto su più slitte mi sembra una soluzione poco pratica. Per fortuna, i nostri colleghi del Colorado ci hanno prestato una delle loro grandi slitte, quindi siamo pronti per iniziare il nostro lavoro. O perlomeno pensiamo di esserlo: sistemare le cose per la prima volta sulla slitta dei profili stratigrafici richiede infatti un po’ di immaginazione, visto che si tratta pur sempre di un mucchio di roba.

Ma noi siamo nivologhe astute e abbiamo subito trovato praticamente l’unico metodo per piazzare tutti gli strumenti necessari sulla slitta. Quindi abbiamo rilevato per settimane i profili stratigrafici, fino al giorno in cui è spuntato improvvisamente un orso bianco che si è messo a correre verso di noi, costringendoci a ritornare tutti velocemente sulla nave. Dal momento che per recuperare la slitta è necessario un lavoro di alta precisione, visti i tempi stretti abbiamo lasciato tutto sul lastrone di ghiaccio. Dalla nave abbiamo poi osservato l’orso bianco fiutare con grande interesse la strumentazione, con la paura che da un momento all’altro avrebbe divorato i delicati dispositivi di misura o addirittura i preziosi dati.

Anche gli orsi bianchi si annoiano

Per nostra fortuna (e con rincrescimento del nostro collega), la curiosità dell’orso bianco è stata attirata da una stazione meteo automatica, dove si è messo a giocare un po’ con i divertenti anemometri. Dopo aver ispezionato con attenzione ogni singolo strumento sul nostro lastrone, l’orso bianco ha cominciato ad annoiarsi e alla fine se n’è andato via. A questo punto siamo riusciti a riportare a bordo della nave la nostra slitta, fortunatamente intatta.

Altri orsi sono poi tornati a farci visita ancora un paio di volte, costringendoci a interrompere spesso le nostre misurazioni. Alla fine, tuttavia, abbiamo sempre ottenuto una sufficiente quantità di buone misurazioni della neve e vissuto avvincenti avventure. Ora siamo sulla via del ritorno a Bremerhaven, la spedizione MOSAiC è terminata e noi siamo pronte per la prossima «avventura»: l’analisi dei dati raccolti. Le nostre misurazioni sono importanti tessere di un puzzle che ci permetterà di comprendere meglio il ruolo della neve sul ghiaccio marino e quindi anche il clima delle regioni polari. A beneficiarne saranno di certo anche agli orsi bianchi.

Immagine 1 of 5
La nave per ricerche oceanografiche «Polarstern» attraccata al lastrone di ghiaccio con il quale è andata alla deriva nell’Artico. Sullo sfondo si notano le scienziate e gli scienziati durante il lavoro sul campo. Foto: Jan Rohde, AWI
Immagine 2 of 5
Ruzica Dadic installa la SnowMicroPen® per misurare la resistenza alla penetrazione della superficie del manto nevoso. Foto: Mario Hoppmann, AWI
Immagine 3 of 5
Ruzica Dadic misura con l’aiuto della SnowMicroPen® la resistenza alla penetrazione della superficie del manto nevoso. Foto: Lianna Nixon, AWI
Immagine 4 of 5
Ruzica Dadic si concentra sul prossimo scatto. Foto: Katja Metfies
Immagine 5 of 5
Primo piano della superficie del manto nevoso sul lastrone di ghiaccio con il quale la «Polarstern» è andata alla deriva nell’Artico. Foto: Ruzica Dadic

La spedizione MOSAiC

È la più grande spedizione artica di sempre: Dall'autunno 2019 all'autunno 2020, il rompighiaccio della ricerca tedesco Polarstern si sposta attraverso l'Oceano Artico. Scienziati provenienti da 20 nazioni stanno esplorando l'Artico durante tutto l'anno, compresi i ricercatori del WSL e dell'SLF. L'obiettivo del MOSAiC è quello di studiare l'interazione tra atmosfera, oceano, ghiaccio marino ed ecosistema. Il sistema climatico artico, ancora oggi poco compreso, ma di grande importanza per tutto l'emisfero nord, è un particolare centro di ricerca. Il MOSAiC è stato implementato sotto la guida dell'Alfred Wegener Institut, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (AWI).

Partecipazione del WSL e dell'SLF al MOSAiC

MOSAiC Live (in tedesco ed in inglese)

Sito web della spedizione (in inglesese)